Galleggiavo su una distesa di teste col cappello e di teste senza il cappello, teste di signore, di facchini, viaggiatori, ragazze, poliziotti. La stazione era così affollata che se qualcuno fosse svenuto sarebbe rimasto in piedi, sorretto dai corpi vicini. Ero felice, galleggiare era bello. Poco più in là una gabbia con due canarini ondeggiava sul berretto di un marinaio. Ondeggiavo anch’io, ma sapevo che le mani salde del nostromo Tobia mi reggevano sopra la marea delle teste. Uno spiffero di fumo improvviso uscì dalle ruote della locomotiva e alzò la sottana di una donna, gli uomini intorno risero.
Il 1934, l’anno di Adolf Hitler a Venezia, non è passato alla storia come un anno fortunato, ma per me fu l’Annus mirabilis, l’anno della nascita. Non della mia nascita naturale, ma di quella della coscienza, quella del primo ricordo, il numero 4.